Per le aziende è prevista un’agevolazione fiscale rappresentata da un credito d’imposta del 50% da ripartire in 3 anni per gli interventi che prevedano l’eliminazione dell’amianto dalle proprie strutture produttive.
La spesa dovrà essere pari ad almeno 20.000 Euro.
Il decreto attuativo è in attesa del via libera della Corte dei Conti.
I privati residenziali possono procedere alla eliminazione dell’amianto con il sostegno della detrazione fiscale IRPEF pari al 50% della spesa sostenuta.
Per la pubblica amministrazione locale, a fine Luglio scorso il Ministro dell’Ambiente ha firmato un decreto che assegna 5,536 milioni di euro per il 2016 e 6,018 milioni per ciascuno degli anni 2017 e 2018 per la bonifica amianto negli edifici pubblici.
Priorità a progetti nelle vicinanze di asili, scuole, parchi giochi, strutture accoglienza, ospedali, impianti sportivi e cantierabili in 12 mesi.
Con la legge di stabilità del 2015 sono state messe in campo risorse pari a 45 milioni all’anno, dal 2015 al 2017, per la bonifica dei siti industriali più critici, mentre con il collegato ambientale approvato a fine dello scorso anno sono previste ulteriori agevolazioni per la rimozione delle coperture in cemento amianto.
In occasione della giornata mondiale Ancora oggi in Italia muoiono 4mila persone ogni anno per tutte le malattie asbesto correlate, con oltre 21mila casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2012 (ben sei mila casi in più rispetto al precedente aggiornamento del Registro nazionale mesiotelioma di Inail risalente al 2008).
A 24 anni dalla sua messa al bando, l’amianto è ancora diffusissimo in diverse forme, sul nostro territorio: le stime (per difetto) di CNR-Inail parlano di ben 32 milioni di tonnellate.
Il Programma nazionale di bonifica dei Siti di Interesse Nazionale conta 75mila ettari di territorio in cui è accertata la presenza di materiale in cemento amianto, il Ministero dell’Ambiente riporta oltre 44mila siti contenenti amianto di cui 2.236 bonificati e 41.350 ancora da bonificare.
Stime purtroppo destinate a crescere vista l’incompleta documentazione inviata dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente.
fonte: Legambiente