Per questo motivo, a partire dal 2010 la Commissione europea ha avviato un processo di analisi per l’individuazione delle materie prime considerate “critiche” (Critical Raw Materials- CRM) individuandone 20 che, dal punto di vista dell’importanza economica, compaiono nei settori delle tecnologie emergenti, mentre, per quanto riguarda l’approvvigionamento, una quota elevata della produzione mondiale proviene da un numero ristretto di paesi.
Analizzando alcune delle principali tecnologie emergenti che stimolano la domanda delle materie prime critiche, troviamo ad esempio quelle legate all’ossido di stagno e antimonio e i micro condensatori per quanto concerne l’antimonio, gli accumulatori agli ioni di litio e i combustibili sintetici per quanto concerne il cobalto, le cellule di combustibile e i catalizzatori per il platino (platinoidi), i catalizzatori e i desalinizzatori d’acqua marina per il palladio (platinoidi), i micro condensatori e le ferroleghe per il niobio, i magneti permanenti e la tecnologia laser per il neodimio (terre rare).
L’elemento critico legato all’approvvigionamento deriva dal fatto che circa il 90% delle forniture globali delle materie prime critiche proviene da paesi extraeuropei come Cina, Russia, Repubblica democratica del Congo e Brasile. A questa concentrazione della produzione si aggiungono in molti casi altri fattori aggravanti come ad esempio il basso grado di sostituibilità e i tassi ridotti di riciclaggio.
L’elenco, aggiornato su base triennale, potrà contribuire ad incentivare la produzione europea di materie prime critiche e agevolare il lancio di nuove attività minerarie e di riciclaggio. Inoltre, l’elenco è utilizzato dalla Commissione europea per contribuire a stabilire un ordine di priorità per le esigenze e le azioni.
Come previsto dalla strategia Europa 2020, gli sforzi dell’Europa sono quindi volti a trasformare la sfida delle materie prime in un’opportunità per rafforzare le capacità industriali dell’Europa, sfruttandone il potenziale in materia di innovazione e R&S.
Sono così state avviate iniziative specifiche come la “Raw Materials Initiative”, l’European Innovation Partnership on Raw Materials, e stanziate risorse per progetti di ricerca nell’ambito del programma quadro Horizon 2020 e delle Knowledge Innovation Community (KIC) finanziate dall’European Institute for Innovation and Technology (EIT).
EIT Raw Materials, la KIC approvata nel dicembre 2014 dall’EIT, è la più grande rete mondiale di industrie, università e centri di ricerca finanziata a livello europeo per stimolare l’innovazione nel settore delle materie prime, per migliorarne l’estrazione, il riciclo, il riuso e la sostituzione nei processi produttivi, in particolare per quanto riguarda le materie prime critiche.
La KIC è articolata in sei nodi internazionali coordinati da un quartier generale con sede a Berlino, mentre a Roma, presso il Centro Ricerche ENEA, è ospitata la filiale del Sud-Europa della KIC Raw Materials che coordina i partner di Italia, Spagna, Ungheria e Malta.
L’Italia, secondo Paese manifatturiero in Europa e dipendente quasi esclusivamente dalle importazioni di materie prime, è stato fin dal principio uno dei promotori della KIC Raw Materials, e partecipa con 17 membri provenienti dall’industria e dal mondo della ricerca per dare risposte originali e innovative a questi problemi strategici per il futuro della nostra economia.
Le industrie, le università e i centri di ricerca italiani coinvolti nella KIC sono infatti chiamati a mettere a disposizione le loro competenze e la loro capacità di innovazione su argomenti quali il riciclo dei materiali, l’eco-design (pensare il prodotto in maniera eco-sostenibile già in fase di progettazione), la sostituzione di materie prime critiche (a rischio di approvvigionamento) o tossiche e le applicazioni metallurgiche innovative volte a trovare materiali alternativi in presenza dei limiti imposti dalla scarsità delle risorse.
(fonte: Vanessa Ravagni – Università di Trento)